Al rientro dalla prima Transcontinental Race nel 2017, chiusa tra mille avventure utilizzando una GT a scatto fisso, decido di premiarmi con l’acquisto della prima vera bici da corsa.
In casa ho già una splendida TVT in carbonio, ma non è il mezzo adatto a me con i suoi nove chili scarsi e quel cambio Campagnolo che proprio non mi va giù.
Cerco qualcosa di robusto e che mi permetta di partecipare all’edizione successiva con una marcia in più, anzi proprio con dieci marce extra 😉
Alla partenza a Geraardsbergen ma anche lungo il percorso come all’arrivo a Meteora ne ho viste di tutti i tipi, bolidi pronti a sfrecciare sulle statali e sulle strade secondarie, preparate dagli atleti più esperti nell’arte di ottimizzare ogni dettaglio per ottenere un vantaggio che a lungo termine potrà fare la differenza.
La Venge di Stephane mi ha fatto sognare quando l’ho vista alla partenza, ricorda un po’ la mia Kestrell, un altro dei miei progetti lasciati in sospeso.
Le caratteristiche che al momento vedo come imprescindibili sono queste:
- telaio in alluminio che permetta di montare gomme da 700×32;
- telaio con geometria tale da permettere di alloggiare una grande borsa al suo interno;
- freni a disco;
- trasmissione Sram con monocorona;
- mozzi con i perni passanti;
- cerchi con canale largo e predisposti per copertoni tubeless.
Non sono assolutamente esperto di bici da corsa ma me ne viene in mente subito una, che aveva attirato la mia attenzione per una colorazione particolare.
E’ prodotta dalla BMC, una casa svizzera, che associo subito ad un senso di precisione e rigore, questa nello specifico è il modello in carbonio ma è disponibile ance una linea di modelli in alluminio e trovo nella 03 Three la versione più indicata al mio scopo, il colore bronzo è solo l’ultimo dettaglio che mi porterà a scegliere questo modello.
Sembra perfetta, dopo mille ricerche che mi hanno portato a tormentare per due mesi tutti i negozianti di Bologna e provincia, dai quali mi presentavo con metro, calibro e bilancia per studiare i modelli in esposizione, sono arrivato alla conclusione che questa sarà la mia prossima bici.
A quanto pare la mia taglia non è prodotta in grande numero, quindi a quanto pare la mia è stata dirottata da un paese nordico e reindirizzata verso l’italia dal percentile più ridotto.
Partiamo subito malissimo perchè la bici mi viene consegnata con la sede di un bullone dello stem spanata, costringendomi ad installarne uno dei miei nell’attesa della sostituzione in garanzia.
Dopo un primo test ride dietro casa la porto subito a Mirano per la MiAMi gravel, per darle subito un tirotto da 160 chilometri su argini e ghiaia. E’ l’occasione perfetta per incontrare di nuovo un po’ di scalmanati exTranscontinental: il famoso Cento, il gigante Polo ed il grande Andrea che si è appena trasferito a Bologna per lavoro.
La bici si dimostra subito adatta ad affrontare sia le parti asfaltate che quelle più brulle, non scaglia una cambiata ed i freni danno una sicurezza impressionante.
Prima di affrontare il percorso le ho cambiato le gomme per passare qualcosa di più generoso scoprendo una situazione spiacevole: i copertoncini non ne vogliono sapere di uscire dal canale, che è visibilmente segnato sui bordi dal tecnico che, poveraccio, ha dovuto montarli, il nastro inoltre è visibilmente arricciato e lascia scoperti parte dei fori del canale, con grave rischio di esplosione della camera d’aria.
La Roadmachine viene usata quotidianamente per il tragitto casa-ufficio, trentacinque chilometri ad andare ed altrettanti al rientro, a passare i primi mille sono bastate due settimane scarse. La comodità è di prim’ordine, il tubo sterzo bello alto garantisce una postura molto rilassata rispetto a quella della GT, dove sfruttavo la mia flessibilità per appiattirmi il più possibile e guadagnare qualcosa in aerodinamica, del resto quando non si ha il cambio di velocità in qualche modo bisogna ingegnarsi.
Oltre a servirmi per il commuting la Roadmachine mi porta per sentieri fino a quel momento inaccessibili per me e la mia scatto fisso, scopro una nuova passione fuori dall’asfalto e lontano dal traffico, comincio già a fantasticare a quando sfreccerò attraverso le frontiere nella Transcontinental Race 2018 in programma l’estate successiva.
Poi accade il dramma, a dieci giorni dalla Lodi-Lecco-Lodi, un rumorino che viene dal mozzo posteriore sta diventando sempre più insistente, è discontinuo e non riesco ad identificarne la causa finchè non decido di rimuovere la cassetta pignoni per ingrassare i cuscinetti.
La guarnizione lato ruota libera è come masticata e mancano un buon numero di sfere all’interno del cuscinetto lato ruota libera. Ipotizzo che una sfera abbia ceduto, si sia spezzata e che i frammenti abbiano cominciato a girare dentro al cuscinetto macinando il resto delle sfere finchè un detrito deve essersi impuntato facendo pressione sulla guarnizione che è uscita dalla sede, a questo punto la miscela di grasso e sfere frammentate è uscita dalle piste ed il risultato è stato un mozzo comunque scorrevole ma impreciso e con un “rumorino” metallico scostante prodotto dalle sfere che a secco ogni tanto facevano il giro e tic…..tic tic………. tic
Partecipo alla Lodi-Lecco-Lodi con la sempre pronta GT a scatto fisso attrezzata con un paio di gomme tacchettate, purtroppo a causa di un incidente evitato per miracolo danneggio irreparabilmente il mozzo anteriore che perde un pezzo di flangia.
La settimana successiva è a calendario il Veneto Gravel 2018, mi butto su subito.it e riesco a recuperare una Cinelli Geo ad un prezzaccio, che mi permetterà di continuare a partecipare a tutti gli eventi che avevo in programma in preparazione della Transcontinental Race 2018.
Passa un mese da quando ho portato la ruota al negozio, speravo in una sostituzione integrale ma in garanzia passa solo il mozzo, che arriva del modello sbagliato.
Dopo un ulteriore mese di botta e risposta tra il rivenditore e l’importatore pare che non sia possibile a loro reperire un mozzo a 28 fori con attacco disco ISO e delegano a me l’acquisto dello stesso promettendo un rimborso. Procedo al più presto e faccio recapitare direttamente dal rivenditore un bellissimo mozzo DT Swiss con le specifiche adeguate.
Due settimane dopo mi viene riconsegnata la ruota raggiata sul nuovo mozzo, ormai manca un mese alla partenza per un’avventura da 4.000 chilometri e sono rimasto senza bici per due mesi e mezzo. Vado subito a fare un giro in collina dietro casa ma sento che il posteriore molto elastico.
Torno a casa e trovo i raggi allentati lato disco, il giorno dopo torno dal rivenditore a mostrare la situazione, la raggiatura non ha retto nemmeno cinquanta chilometri e mi sarebbe toccato ritensionarla personalmente.
L’operazione di centratura e tensionatura mi porta via poco tempo e sono pronto ad una seconda uscita ma quando vado a rimontare la ruota nella sua sede sembra che ci sia più spazio, come se il carro posteriore si fosse allargato.
Mentre prendo il calibro per misurare di quanto il carro si sia allargato vedo una cosa che mi fa gelare il sangue nelle vene.
A 30 giorni dal mio aereo per Geraardsbergen, scopro una crepa sul fodero basso della Roadmachine.
E’ situata all’interno, parzialmente nascosta dell’adesivo col numero del telaio.
Mi casca il mondo addosso e per un attimo vengo attanagliato dall’idea dei guasti meccanici durante una gara di ultracycling. Mentre l’anno precedente avevo partecipato con la mia GT di tutti i giorni oggi ero nella situazione diametralmente opposta.
Che fare?
Comunico subito il problema al rivenditore che, conscio della mia situazione, si appresta a contattare il servizio clienti spingendo per una sostituzione in tutta fretta.
Nella mia ignoranza mi aspettavo una sostituzione integrale della bicicletta, poi ho capito che avrei dovuto accontentarmi di un telaio nuovo sul quale avremmo trasferito le componenti.
I giorni sono davvero contati e le comunicazioni non sono rassicuranti. Pare che io abbia un telaio “grande” e che ce ne siano “pochi” a disposizione. A me ne basterebbe uno.
Dopo venti giorni mi viene recapitato un telaio 2016, bianco opaco che si sporca solo a guardarlo e sbeccato nella parte anteriore. Comunico immediatamente che non ho nessuna intenzione di accettare questa sostituzione, che la settimana successiva sarei stato alla partenza con un’altra bicicletta e ne avremmo parlato al mio ritorno.
A pochi giorni dalla partenza, due mesi dopo l’acquisto del mozzo DT Swiss mi arriva notifica della nota di accredito in modo da poter essere rimborsato della somma, anche questa operazione la rimando al mio rientro.
Dal mio rientro a metà Agosto riprendono le trattative, sembra che debba tenermi quel telaio bianco sbeccato, da BMC mi consigliano di mandarlo a verniciare da un carrozziere e di mandargli poi il conto.
In risposta riconsegno al rivenditore sia la Roadmachine col telaio crepato come anche il telaio bianco sbeccato.
Il 10 Settembre ricevo una telefonata diretta dall’importatore italiano BMC col quale cerco di chiarire nuovamente la situazione per le vie brevi ma non riesco ad ottenere la certezza di una sostituzione. Ripeto molte volte di comunicare con me per iscritto in maniera ufficiale in modo che sia inequivocabile sia il loro punto di vista come anche il mio.
Non riceverò mai nessuna comunicazione ufficiale per iscritto, dopo più di un mese mi viene comunicato che è stato recapitato dal rivenditore un telaio in carbonio in sostituzione e mi precipito al negozio per controllare che almeno sia della taglia corretta.
Passano due settimane e tento di fare il punto della situazione, il 7 Novembre mi comunicano che la bicicletta è stata montata ma da BMC non hanno inviato il reggisella dedicato al telaio in carbonio e nemmeno la serie sterzo che ha standard differenti.
Passano altre tre settimane e il 30 Novembre arrivano i pezzi mancanti ma il tappo della serie sterzo specifica manca ancora all’appello.
Dopo altre due settimane, l’11 Dicembre mi viene riconsegnata la Roadmachine.
Sono passati un totale di 249 GIORNI da quando ha presentato il problema al mozzo. Qualcuno l’ha chiamato il miracolo di Natale e temo di non aver più parole per descrivere i miei sentimenti verso questa avventura nella burocrazia.
Mi ero ripromesso di non usarla e di rivenderla subito, invece ad oggi ho già macinato altri 8.000 chilometri tra Dolomiti, Molise, Toscana e chi più ne ha più ne metta.
Ad oggi è la bici più comoda che abbia mai provato, veramente fenomenale.